domenica 28 ottobre 2007

Gresca Gutsy

La settimana scorsa ho avuto la fortuna di assistere alla Gresca Gutsy, la festa che, a Olot (Girona), abbiamo celebrato gli ubuntisti per festeggiare l'apparizione de la versione 7.10 d'Ubuntu, la nostra distribuzione GNU/Linux. Era la prima volta che assistevo a un evento di queste caratteristiche ed ero molto illusionato con la possibilità di conoscere altri usuari di Linux: in un certo modo, era come uscire dall'armadio.

Perché utilizzare GNU/Linux in un mondo dominato dal monopolio di Microsoft è qualcosa di più che una semplice rarezza statistica: non soltanto siamo in pochi, anche si pensa che siamo strani, introversi, associabili et eccentrici. Si ci attribuisce, è vero, ogni sorta di conoscenze esoteriche in torno ai budella di queste macchine indispensabili ed esigenti; ma credo che, queste conoscenze, siano valutate in termini minacciosi da parte di tanta gente.

Fortunatamente, le persone che ho conosciuto a Olot avevano soltanto una fra tutte quelle caratteristiche: conoscono molto bene il sistema dei pinguini. Ma sono, in realtà, un gruppetto simpatico, allegro ed aperto, che sa equilibrare la passione per la informatica, d'un lato, con tanta voglia di festa, da l'altro.


La Gresca Gutsy, a Olot: festa bitaire

Se mi chiedete ché è la cosa migliore che ho trovato con GNU/Linux, non esiterò a rispondervi: le persone.



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venerdì 31 agosto 2007

Nuovo anno, vita nuova

Sì, sembra che questa volta è quella buona. Questa volta, non soltanto cambio di Liceo, ma anche di casa e di regione; spero che questo ultimo punto significhi anche cambiare di condizioni de lavoro, perché, la verità, ero più che stanco de la maniera di lavorare al País Valencià.
Come ogni anno per questi giorni, mi preparo a fare proposito di emendamento ed a enunciare i miei obiettivi personali per questo anno che inizia domani. Questa volta cercherò di ridurli al minimo e di essere una mica più realista che in altre occasioni. Quindi:
  1. Mettermi in forma. No dico preparare una altra volta la maratona, ma semplicemente mettermi in forma, perdere qualche chilo e, sopratutto, ricoverare l'autodisciplina mentale che comportano le routine d'allenamento.
  2. Studiare francese. No so se troverò posto nella Scuola di Lingue, ma voglio tentarci.
  3. Imparare inglese. Obiettivo prioritario; altri proietti ne dipendono.
  4. Continuare a imparare GNU/Linux. Questo si potrebbe che è il più semplice: ci lavoro ogni giorno.
  5. E questo... non lo dirò qui, mi lo riservo.
In realtà non si tratta di cambiare nulla quanto di ritornare a quello che ero pochi anni fa e che rappresenta la mia essenza. Spero che non sarà troppo difficile, visto che tanti impedimenti sono spariti.

Buon anno anche a voi!


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martedì 29 maggio 2007

Venezia, la città tranquilla


Poche sono le città che, visitate una seconda volta, mantengono intatta la propria magia; una di queste è Venezia, la città senza terra, la città senza spazio, la città sopra (e speriamo bene per molto tempo ancora) le acque.


Canale Grande

Per chi non la conosce, Venezia può sembrare una città mitica, come Macondo, come El Dorado, come l'Atlantide. Una città inventata dai filosofi, dai politici senza lavoro, dai registi di cinema. Perché chi più chi meno ha vissuto una straripata (o l'ha vista sul telegiornale) e sa che quando le acque invadono le strade qualsiasi città diventa impossibile, inabitabile. Bisogna, dunque, conoscerla, abitarci per qualche giorno per capire, pur che sia superficialmente, la sua miracolosa esistenza.


Piccolo canale

Prima di tutto, l'isolamento. Venezia si trova a qualche quilometro della terra ferma (si trovava; oggi, un lungo ponte permette d'arrivarci al treno e alle macchine —che, fortunatamente, rimangono in un estremo della città—), quindi, il senso di staccamento del mondo reale e una delle prime sensazioni che colpiscono il visitante: Venezia, fisicamente, rimane al di fuori della realtà quotidiana.


Rialto

Poi, le strade, un insieme di canali e canaletti per cui i vaporetti trasportano le persone, ma anche il cibo, i mobili, la roba tutta di cui hanno bisogno le persone per vivere con normalità. E anche i vicoli, esclusivamente pedonali (insisto: niente macchine, motorini, biciclette), per cui le persone camminano —come tanti secoli fa— e trasportano su carretti ogni classe di merci. Canali e vicoli (questi tagliati —o allacciati— da piccoli ponti coi gradini) che impongono un ritmo calmo e tranquillo: scarsi rumori, spostarsi sempre a piede o, meglio ancora, col gradevole grondarsi del vaporetto mentre i più belli palazzi del settecento e dell'ottocento ci salutano con gravità senza nasconderci i segni del tempo.


Vaporetto

Perché, per di più, ci sono i palazzi, grandi e vecchi palazzi che ci mostrano le linee irregolari d'una città eretta sul fango e sul legno che affonda un po' al caso, più di qua e un po' meno di là, come una vecchietta che si regge a malapena sul bastone, ma sempre con la dignità dei capelli bianchi.


Palazzo

Ma Venezia no è una città morta, né uno appossito scenario per attrarre i turisti: ha la sua vita, con la normalità di qualsiasi altra città del mondo, con le cose grandi e piccole che la fanno bella.


Mercato

Chi sa se conservarà abbastanza magia per una terza visita. Forse sì, e il fortunato viaggiatore pensa ancora a ritornare, con qualsiasi mezzo.


Ritornare

mercoledì 25 aprile 2007

Viaggio nella Liguria, quarta tappa: Genova



Genova (Zena, in zeneise) è la capitale della Liguria, una città che è diventata grande grazie al suo porto e al commercio marittimo. Fra i suoi figli illustri ci sarebbe Cristoforo Colombo, l'uomo delle diecimila patrie; accanto a queste magnifiche torri difensive si troverebbe la sua casa.


Genova - Torri

Via Garibaldi, sempre importante in ogni città italiana, è qui specialmente interessante, affiancata di grandi palazzi fra lo stile classico e il barocco.


Genova - Via Garibaldi

È difficile dire dove questo barocchismo arrivi al massimo d'ispirazione; per me, uno dei frammenti più ispirati sarebbe questa fontana che vuole imitare una cascata fra le rocce.


Genova - Fontana

Del tutto diverso è lo stile del duomo, nella transizione fra il romanico e il gotico, con queste caratteristiche righe alternate bianche e nere, che ritroviamo in tanti altri templi liguri.


Genova - Duomo

Abbiamo il pomeriggio a libera disposizione, e io mi lancio all'avventurosa caccia di... libri! Trovo cinque titoli della saga di Sandokan, di Salgari; un saggio sulle facoltà curative delle fiabe; la traduzione italiana di Il signori degli anelli (quella catalana è da piangere); un libro sulla cucina ligure. Più un dizionario e una piccola grammatica di genovese, e un paio di racconti infantili in questo dialetto (sia dialetto italiano, sia lingua per se, non sono ancora in condizione di opinare). Pur non avendo avuto il tempo per visitare le librerie universitarie, mi sento soddisfatto dei risultati della caccia.


martedì 24 aprile 2007

Viaggio nella Liguria, terza tappa: le Cinqueterre e Portovenere



Arriviamo finalmente al primo sentiero naturalistico del nostro viaggio: Cinqueterre. Si tratta d'un grande parco naturale dentro del quale si trovano cinque bellíssimi paesini sul mare. Noi, però, iniziamo la passeggiata a Vernazza e la finiamo a Manarola, perché per fare tutto il percorso ci vuole troppo tempo.



Vernazza é un paese piccolino che sembra essere caduto dalla montagna al porto. I suoi palazzi di colori allegri concentrano tutta la luce del sole, ma anche quella che riflette il mare. Tutto qua è piccolo: il paese, i vicoli, il porto; perfino il caffè ristretto mi sembra più ristretto che mai... ma anche più saporito, se fosse possibile.



Sempre fra la montagna e il mare, il nostro sentiero è pieno di vita, di sole e di bellezza, e i nostri cuori si alleggeriscono di pura gioia. Ma come spiegarvi la tranquillità che qui si respira? Ecco, forse questo amichetto lo farà meglio di me:



Il percorso mattutino finisce, per noi, a Manarola. Il pomeriggio, il pullman ci porta a Portovenere, dove troviamo le parole di san Francesco d'Assisi, d'Eugenio Montale, di lord Byron, di Dante e d'Ausiàs March, e dove il tramonto si misura in endecasillabi.



sabato 21 aprile 2007

Viaggio nella Liguria, seconda tappa: Seborga, Dolceacqua



Nel secondo giorno di viaggio, già in Italia e prima d'arrivare a quella che sarà la nostra base d'operazioni (Rapallo), facciamo sosta a Seborga, piccolissimo paese arrampicato sulla montagna che, nonostante la sua piccola estensione, ha avuto grande importanza nelle lotte territoriali fra i papi, gli imperatori e la casa di Savoia.


Di tutto questo passato non resta se non una piccolo eremo romanico, il palazzo che fu importante abbazia, la meraviglia degli strettissimi vicoli dedaleschi che si incrociano sotto arcate inverosimili e, miracolo dei colori, una chiesetta dalla facciata barocca artisticamente dipinta.


Chiesa barocca a Segorba

Verso il mezzogiorno scopriamo Dolceacqua, un altro borgo medioevale. Questo, però, molto più grande e dominato da un grande castello del XV, la cui torre più antica risale al XII. Accediamo al borgo tramite un ben conservato ponte romanico.


Dolceacqua: castello, borgo e ponte romanico

All'interno del borgo troviamo stretti vicoli, dove i palazzi si danno la mano per reggersi in piedi dopo tanti secoli di silente resistenza; vicoli che, senza i loro gradini, sarebbero praticamente inaccessibili.



Ed è stato qui, a Dolceacqua, che ha avuto inizio la parte gastronomica del nostro viaggio. Non voglio estendermi nella descrizione dei pasti, perché considero che il cibo esiste per essere mangiato e goduto, e non per parlarne; cosí, mi limiterò a dire che l'insieme dell'esperienza è stato magnifico, e che la combinazione fra la pasta, il pesce e i vini (e le grappe) della Liguria è sufficente per desiderare di ritornarci.


venerdì 20 aprile 2007

Viaggio nella Liguria, prima tappa: Arlés




La Liguria, regione de la costa occidentale della Italia che include Genova, si trova a due giornate da València. Quindi, non era possibile arrivarci col pullman direttamente, c'era bisogno di arrestarci a metà cammino. Per fortuna, non tutto il percorso è stato tempo sprecato: l'itinerario prevedeva una sosta a Arlés, piccolo paese francese dove il geniale Van Goog visse per qualche mese e ci dipinse una grande quantità di opere.


Arlés è oggi un paese di mediana importanza. Naturalmente, è dotato di un museo sul grande pittore olandese, e ha ricostruito la casa dove questo vi alloggiò. Stretti vicoli e vecchi palazzi fanno ancora il suo incanto, e il palazzo municipale, in barocco francese, ha il suo particolare interesse; ma anche i bagni romani e il maestoso Rodano meritano lo sguardo del viaggiatore.


Io, invece, mi sono sentito affascinato davanti all'arena, il circo romano, ancora oggi mostrandoci spettacoli che non hanno nulla a ché invidiare alle sanguinose lotte fra uomini, oppure fra uomini e bestie, che tutti ricordiamo in film come Quo vadis?


L'arena d'Arlés

Giusto, è cosí: a l'arena di Arlés si celebrano ancora corridas de toros.


domenica 11 febbraio 2007

I media player e la gente grande

La mamma studia lingue e vorrebbe un riproduttore per riascoltare le lezione; questo, pensa, servirebbe a migliorare la comprensione orale e forse anche la pronuncia. Va benne, allora... allora serve qualcosa di semplice, niente tastiere complicate con mille tasti che non si capisce qualle funzione hanno: play, stop, forward, reward, e la importantissima funzione di ripetizione del brano, oltre, naturalmente, ai controlli volume, e basta. Tasti grandi per poter vedergli bene. E che non si debba collegare al computer per cambiare l'elenco delle lezione, perché la mamma non ha un computer e non vuole comprarne uno —non sa né meno funziona, e lei vuole soltanto imparare francese, non imparare informatica!—.

mp3

Troppo picolo, e ha bisogno del computer

Quindi... quindi, caspita! non è mica facile! Niente mp3, niente iPod, perché per questi serve il computer. Niente walkman a cassetto perché non ha la funzione di ripetizione. Niente cd tascabile perché non sono mica tascabili; e un riproduttore di MiniCD, quelli piccoli? Forse andrebbe bene, io poso registrarle i MiniCD al computer e lei deve soltanto sceglierne qualle volle sentire; ma... questi non si fabbricano più! E bene, pazienza... Forse un MiniDisk? Ma neanche questi si fanno, sono spariti dei negozi!

MiniDisk

Ideale, forse... ma dove sono finiti?

Allora? Allora, niente, non si fanno più riproduttori audio adatti a la gente grande, se vuole riascoltare le lezione, deve per forza sedersi accanto all'impianto stereo: niente passeggiate al ritmo di "sur le pont d'Avignon tiro riro tiro riro...". Si direbbe che i fabbricanti non vogliono che la mamma impari il francese.

lunedì 29 gennaio 2007

Piove! Porco governo...

martedì 23 gennaio 2007

Concerto di campane

Ieri, giorno di san Vincenzo Martire, santo patrono di València, ho potuto assistere al tocco di campane nella cattedrale. Straordinario, perché si trattava della festa del patrono e perché l'abbiamo ascoltato nella stesa sala delle campane.


Il campanile della cattedrale è una torre gotica di pianta ottagonale che fu costruita a qualche metro della cattedrale; oggi, però, dopo l'ultimo ingrandimento del tempio nel XV secolo, si trova già attaccato a questo.



Pianta della camera delle campane

Pianta della camera delle campane; queste si trovano dentro i grossi muri della torre. La freccia indica l'ingresso dalla scala a chiocciola.



La torre ha quattro corpi. Il primo è massiccio, visto che deve sopportare tutto il peso. Il secondo ha una abitazione chiamata "la prigione", ma che in realtà era il luogo dove abitavano i fuggiaschi alla giustizia che avevano chiesto rifugio nella cattedrale. Al terzo corpo troviamo "la abitacolo del campanaro", l'ultimo dei quali ci abitò fino ai primi anni del XX. E finalmente, nel quarto corpo, sotto la terrazza da dove si può vedere tutta la città, troviamo la stanza delle campane, dove abbiamo assistito a questo straordinario concerto.



I quattro corpi della torre del Miquelet

I quattro corpi della torre del Miquelet



Lo spettacolo è stato doppio: d'una parte, il suono assordente che ci faceva mancare l'aria; d'una altra, le manovre dei campanari (niente automatizzazione, tutto il concerto fatto a mano), così vicini alle grandi masse di ferro e legname in movimento da sembrare che d'un momento ad altro li avrebbero staccato la testa.



I campanari al lavoro

I campanari al lavoro


I campanari odierni non hanno nulla a che vedere con gli antichi (dimenticate Quasimodo, prego); sono uomini di tutte l'età (fra i dodici e i sessanta anni) e di tutte le occupazione (studenti, ragionieri, giardinieri, avvocati, professori...) che appartengono a una società culturale, Campaners de la Catedral de València(), che non solamente non guadagnano un soldo con questo, ma che anche pagano un piccola quantità annuale per aiutare al restauro delle vecchie campane, ai lavori d'investigazione, ecc.


Non si può rendere conto di questo spettacolo né con parole, né con fotografie, né con la registrazione del tocco delle campane (fotografie e registrazione del sito web di Campaners de la Catedral de València), ma può servire per farsene una piccola idea e, soprattutto, per ringraziare a queste persone per il loro lavoro culturale.






Il Michele alle dodici


domenica 21 gennaio 2007

Preambulo

Ho deciso di riprendere il mio blog in lingua italiana, visto che voglio prepararmi per darne un esame a maggio. Purtroppo, ho dimenticato il nome del vecchio blog, così dovevo sceglierne un altro. E questo non è facile: deve essere originale; ma io non vorrei che chi ci arriva lo faccia ingannato, voglio che il suo nome lascie intravedere che chi lo fa non ha l'italiano come madrelingua e, così, non ha una grande padronanza sul linguaggio. Ci ho riflettuto per parecchio tempo (quindici secondi, più o meno) e, a la fine, mi sono deciso per "in parole povere", titolo che mi sembra abbastanza onesto.
Ma quale ne sarà l'argomento principale del mio blog? Visto che a questo momento non abito in Italia e che il mio collegamento alla cultura italiana si riduce a Internet e alla satellitare, credo che sia consigliabile prendere da queste fonte i temi su cui scrivere. Ma voglio anche fare una cosa che non ho ancora fato: leggere dei blog scritti per italiani; così spero di avere un contatto più diretto con una parte della realtà italiana che ancora non conosco.
Chiedo benevolenza, per tanto, per i tantissimi errori (grammaticale, lessicali) che farò, ma sopratutto per gli sbagli (sociali, culturali) in cui cadrò. E sarò sempre gradito ai commenti di chi mi voglia correggere o informare.
A tutti e a tutte, il benvenuto.